lunedì 13 aprile 2009
In Aria
C’è un uomo vestito da donna seduto due posti accanto a me sull’aereo. Vedo i baffi e la barba, entrambi bianchi e spelacchiati. Vedo le rughe sul viso, il naso prominente e le mani grosse e nodose. E’ decisamente un uomo sulla settantina, ma indossa un salwar kameez rosa pallido (il pigiama colorato indossato dalle donne indiane che vogliono fuggire dal sari) e una dupatta bianca e ricamata adagiata sul capo. Ovviamente da questo volo mi aspetto di tutto e mi affido all’efficienza dei controlli di sicurezza di Heathrow.

A questo giro ho seriamente rischiato di perdere l’aereo. Colpa di una torta di compleanno al limone mangiata in aeroporto e delle chiavi di casa di Tina. La prima serviva per festeggiare il compleanno di Racheal, anche lei a Heathrow perché in partenza per la Nigeria; le chiavi stavano per volare con me in India, perché sia io che Tina eravamo troppo commosse e impegnate a mangiare la torta per ricordarsi di una cosa così futile come le sue chiavi nella tasca della mia giacca. Per fortuna che ai controlli di sicurezza fanno svuotare anche le tasche.

Ho circa otto ore di volo per metabolizzare gli ultimi dieci giorni prima di calarmi in un’altra vita e vestire i panni dell’esploratrice dè noattri. In effetti ho sempre pensato che la lunghezza dei voli intercontinentali avesse il suo perché. Ci vuole un po’ di tempo per calarsi nel ruolo, poi ho cambiato troppe volte impostazioni negli ultimi giorni e sento che avrò bisogno di un bel po’ di tempo per resettarmi (già l’uso di queste metafore è in sé preoccupante). Due domeniche fa stavo ancora a dare i voti e a inscatolare la mia camera londinese. Una settimana fa perdevo ricordi (poi ritrovati), davo il benvenuto a Greg e ascoltavo i miei bisticciare in macchina. Negli ultimi gironi poi ho detto troppe volte arrivederci e goodbye per non sentirmi un po’ svuotata. Anche se tutti i sorrisi, gli abbracci e le parole di incoraggiamento mi hanno fatto sentire al posto giusto almeno per un po’. In cinque giorni italiani ho fatto in tempo a vedere la vecchiaia avanzare, osservare dinamiche di coppia poco rassicuranti, guardare in faccia una volta ancora i miei rimpianti, accumulare sensi di colpa, sentirmi sulle spalle tutti questi quasi ventisette anni, contare gli eventi demografici che mi perderò nei prossimi sei mesi, salutare, voler bene, essere grata, sperare, raccontare, forse ascoltare. E poi Londra di nuovo, col sole, per 24 ore frenetiche e piene di persone, giusto per non dimenticarmi che casa mia è anche questa ora, e che è da qui che ri-parto.

Adesso sono esausta, raffreddata, in ansia. In due parole, freaking out. E siccome così tanto cerebrale poi non sono, metabolizzerò e resetterò mangiando il cibo indiano della Virgin e guardando Twilight.
 
posted by Chiara at 06:27 | Permalink |


2 Comments:


At 13/4/09 19:52, Anonymous Anonimo

poi ritorno con calma, per ora bellissimo leggere : ) un abbraccio stretto
vale

 

At 14/4/09 11:10, Blogger giardigno65

Torta al limone, cibo indiano, bloody mary, eddai che non sei solo celebrale ...