martedì 30 ottobre 2007
big white woman
Sabato sera, Trafalgar Square, per strada il traffico fatto prevalentemente di bus rossi e limousine bianche rosa e nere è completamente bloccato. Aspetto alla fermata con una ingombrante (e spaventosamente costosa) cena indiana sullo stomaco. Arriva il numero 12, che sempre bus rosso è, ma non a due piani, piuttosto di quelli a forma di lombricone. Mi piazzo nel mezzo dove c'è l'articolazione del lombrico, alla mia sinistra i quattro posti vicini sono occupati da tre ragazze di colore che scherzano a voce altra tra loro e nel mezzo al trio una ragazza che non c'entra assolutamente nulla e cerca di farsi i fatti suoi. Alla fermata successiva l'autobus si riempie ulteriormente e fanno la sua apparizione nel mezzo del lombrico un paio di stivali bianchi di pelle con tacchi di dieci centrimetri indossati da una ragazza più alta (e con le spalle più larghe) della media degli uomini presenti. Ovviamente gli stivali sono abbinati a una microscopica gonna, una chioma biondo platino e una rumorosa conversazione al cellulare. L'effetto totale è piuttosto sgraziato e fuori luogo e non sono l'unica ad accorgermene. Per quel che mi riguarda, un'occhiata mi basta per perdere ogni interesse nella cosa e mi rimmergo subito nel mio mp3. La musica sparata negli orecchi non mi impedisce però di accorgermi che il tono della conversazione alla mia sinistra è improvvisamente cambiato. La proprietaria degli stivali ha smesso di parlare al cellulare per rivolgere la sua attenzione alle tre ragazze di colore che la stanno apostrofando in tono di sfida. Una in particolare la guarda come se volesse saltarle addosso e tirarle i capelli. Colgo frasi come "we were talkin' about a party" "we don't care about you" "she assumed we were laughing at her" "you are a big woman". Mi immagino che la tipa bionda abbia pensato che le tre stessero ridendo di lei a abbia fatto qualche commento poco carino. Solo che la reazione scatenata dal commento rischia di annientarla psicologicamente: nei 25 minuti che ci sono tra London Bridge e Elephant&Castle le tre non smettono per un attimo di far sapere al resto dei passeggeri quanto trovano insignificante e maleducata la tipa bionda e i suoi stivali, al punto che all'altezza di Walworth Road un ragazzo si volta e chiede loro di smetterla. Anche gli altri passeggeri, inizialmente eccitati all'idea di una rissa tra donne, dopo un pò cominciano a mostrarsi parecchio imbarazzati. Quando scendo alla mia fermata la bionda non si è ancora decisa a chiedere scusa -l'unico modo in cui potrebbe arrestare il fiume di velati insulti- ma ha quasi rinunciato a difendere le sue ragioni e ha perso del tutto l'aria spavalda.
Sulla porta di casa riassumo le lezioni che ho imparato questa sera:
-mai fare arrabbiare una ragazza di colore
-mai fare arrabbiare tre ragazze di colore contemporanemante
-non indossare minigonne inguinali e stivali ascellari se non ci si sente assolutamente splendide e soddisfatte del risultato indipendentemente ta quello che possono pensare gli altri.
 
posted by Chiara at 23:25 | Permalink | 0 comments
martedì 16 ottobre 2007
Il gatto e la volpe
A Londra è arrivato l'autunno e per tornare a casa devo farmi spazio tra cumuli di foglie gialle: Olney Road potrà anche trovarsi quasi al centro di una grande metropoli ma qualche brandello di natura riesce a farsi strada fino a qui. Capita infatti di fare incontri inaspettati: la mattina uno scoiattolo viene a fare colazione nella mia sotto-specie di giardino (che ospita una vegetazione degna di un giardino tropicale, al punto che diventa difficile stendere i panni-cosa che a sua volta non costituisce un grosso problema, visto che il sole ci batte quando va bene per 45 minuti al giorno), di notte i parchi e le strade si popolano di volpi che vanno a frugare nei secchi della spazzatura e che non mostrano nessun timore o rispetto per l'essere umano. Questa sera tornando a casa mi sono imbattuta in una volpe praticamente sotto la porta di casa, che non mi ha degnato di un sguardo, ma è fuggita dopo uno sambio di occhiate di fuoco con un gattino nero. Pensare che io mi emozionavo al Parco dell'Uccellina quando intravedevo un volpino attraversare il sentiero; qui le volpi le odiano perchè seminano sporcizia per le strade e rovinano i giardini, non è raro trovarne di spiaccicate dalle macchine lungo la strada.
Evidentemente gli sconvolgimenti nella piramide alimentare hanno avuto effetti sostanziali sulla gerarchia felina e la povera volpe si ritrova a fare la figura della mendicante a fronte dell'imborghesimento del gatto di casa.
Se questo ci dice quanto tutto sia relativo e provvisorio, rimane il fatto che di un gatto non c'è mai da fidarsi.
 
posted by Chiara at 23:17 | Permalink | 1 comments
domenica 14 ottobre 2007
Genitori e figli

Per puro caso mi sono ritrovata a portare avanti quasi contemporaneamente tre diverse conversazioni con tre persone che si trovavano in luoghi diversi, tutte e tre sullo stesso argomento: rapporto genitori-figli. Oltre a essere indicativo delle opportunità offerte da internet per comunicare (delle tre persone una si trovava accanto a me, con una comunicavo a voce attraveros skype con la terza via chat), ciò mi ha fatto pensare che in fondo le relazioni tra le persone non cambiano mai. I figli che vogliono cambiare il mondo dovranno sempre scontrarsi con i genitori che ci hanno provato e non ci sono riusciti, madri e figlie continueranno a dirsi cose terribili per la più stupida cazzata che vi può venire in mente, i genitori continueranno a far sentire in colpa i figli che seguono strade da loro non conosciute e quindi non controllabili. In questi casi mi torna sempre in mente una poesia di Gibran letta a 12 anni e mai più dimenticata (spero di non dimenticarmela nemmeno quando sarà il mio turno di passare dall'altra parte del campo di battaglia..)

E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere

Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.

Kahlil Gibran



 
posted by Chiara at 22:54 | Permalink | 2 comments
giovedì 11 ottobre 2007
Herd behavior 2: never again by tube
I did it again. Tardi di nuovo, di nuovo niente lezione. Continuo a sottostimare i tempi di sposatmento. Oggi avevo lezione alle 9 e mi sono svegliata alle 7 per uscire alle 8, intenzionata a prendere la tube per essere sicura di non fare tardi. Ma qualcosa è andato storto: sarà che sono potuta salire solo sul terzo treno che passava perchè in quelli precedenti avrei avuto bisogno di un ariete per entrare (anche in questo caso il problema continua ad essre lo stazionamento dei passeggeri in prossimità delle porte, mentre i corridoi rimangono semi-vuoti); sarà che non dovevo andare al solito campus ma in uno in cui sono stata solo un paio di volte, e non avendo la mappa con me non avevo idea di come arrivarci da King's Cross Station. L'idea migliore che ho avuto è stata quella di mettermi a seguire un tipo che somigliava parecchio al mio professore di Research Methods 1 (la lezione che dovevo frequentare) e devo dire che ha parzialmente funzionato: ovviamente non era lui ma seguendolo sono arrivata proprio all'università, anche se nel campus sbagliato. Essendo già le 9.30 ho ritenuto opportuno non sfidare nuovamente la sorte tentando di raggiungere la lezione ed ho optato per un caffè al bar degli studenti, seduta su un vecchio divano e allietata da odore di pollo al curry (i'm not jocking).
Considerando che questa notte ho dormito 4-5 ore e che poco più di 12 ore fa stavo discutendo con mia madre che era convinta che avrei fatto tardi e perso l'aereo, potrei considerarmi piuttosto disappointed di come è iniziata la giornata. Invece non lo sono: a Londra fa ancora caldino e c'è il sole, tutti intorno a me sembrano piuttosto relaxed, questo divano non sembra male per schiacciarci un pisolino e in definitiva sono contenta to be back.
 
posted by Chiara at 10:55 | Permalink | 1 comments
giovedì 4 ottobre 2007
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico, ma l'herd behaviour è pure peggio
L'ho fatto di nuovo. Non sono andata a lezione perchè sono arrivata tardi all'Università. Però stavolta non è stata esattamente colpa mia, avrei fatto in tempo se l'autobus che dovevo prendere si fosse fermato. Il primo però ha tirato a diritto. Il secondo si è fermato solo per fare scendere i passeggeri. E così il terzo e il quarto. Dopo trenta minuti di attesa sono infine riuscita a salire, sul quinto bus 68 che mi passava davanti.
E perchè non hanno fatto salire i passeggeri? perchè era troppo pieno. O meglio, c'era affollamento di fronte all'unica porta dalla quale si può salire su quei bussoni rossi a due piani. Il fatto che ci fosse un intero piano sopra la testa del controllore da poter riempire di passeggeri o che bastasse chiedere a quelli del piano di sotto di stringersi un pò costituivano soluzioni troppo creative per poter essere adottate da conducenti anglossassoni.
Ecco, siccome sono arrabbiata ragiono per stereotipi (poco credibili tra l'altro, visto che i conducenti degli autobus di Londra tutto possono dirsi tranne che anglosassoni), ma da buona nativa dell'Europa meridionale e da frequentratrice di autobus ben più affollati di quello in questione, mi chiedo: fin dove arriva il rispetto delle regole e dove può scattare il buon senso? Possibile che debba arrivare tardi a lezione per colpa dell'herd behavior dei passeggeri del bus 68 e dei malumori del suo conducente che la sera prima si è ubriacato al pub e per questo ha litigato con la moglie?
 
posted by Chiara at 14:38 | Permalink | 0 comments
martedì 2 ottobre 2007
Knowledge is power
Knowledge is power is SOAS' motto. Che è un gran bel motto ed è preso molto sul serio: più dal lato del potere che da quello della conoscenza. Non che non si studi, ma lo si fa in modo molto chill out: tra un match di sumo (imbracati in un costume che ti fa assomigliare all'omino michelin) e la preghiera (la religione qui è presa parecchio sul serio, ho perso il conto delle stanze dedicate alla preghiera e con tutto il rispetto, non credo che mettero mai piede in una di quelle per i musulmani: è senza finestre e ho il sospetto che il puzzo di piedi potrebbe essermi fatale); dopo il pranzo gratuito gentilmente offerto da un hare krishna che tutti i giorni si piazza di fronte all'entrata con il suo carrellino-bicicletta e distribuisce una sbobba a base di carboidrati e vegetali a chiunque ne faccia richiesta (pare che così facendo siano convinti di convertire le persone alla loro religione...bho), prima di passare la serata al bar dell'università a fare il karaoke sulla base di musica indiana.
Ma è sul fronte della partecipazione attiva -e quindi dell'esercitazione del potere- che gli studenti danno il meglio. La SU (che non è la Sinistra Universitaria ma la Student Union) fa girare una mailing list al giorno con gli eventi in programma, le news, le cose per cui votare e quelle da boicottare. Oggi mi è arrivata la lista delle Societies presenti all'interno dell'università, che riporto sotto.


Abacus


ACS


Africa Society

Aikido


AISEC


Art Society


Brazilian Jiu Jitsu


Capoeira


Christian Union


Climbing


Debating Society


Detainee Support Group


Eastern European Society


Bhakti Yoga


Cricket


Cuban Big Band


Falun Gong


Flamenco Society



Friends of Africa


Friends of the spartacus Youth group


German Society

Historical Society


International Bushcraft and Traditional Crafts


Islamic Society


Israel Society


ISBAA SOAS Martial Arts


Jewish Society


Korea Society


Meditation and Yoga Society


Middle Eastern Society


Musilim Women Society


Muay Thai


Natural remedies


Nepal Society


Pakistan Society


Palestine Society


Politics, Port and Stilton


Radical Arts and Culture


R2E ( Right to education for palestinians)


Salam Society


Shoningi Kempo


Silk Road Society


SOAS Capitalist Society


SOAS Chinese Cultural Society


SOAS DISPATCH


SOAS Green Group


SOAS Sikh Society

SOAS Bright Futures


SOAS Skydive


SOAS Film


SOAS Persian Society


SOAS Photography


SOAS Poetry Jam


SOAS Snooker and Pool


SOAS STAR (student action for refugees)


SOAS SU Tae Kwon Do Society


SOAS Model United Society


Soas Urdu Society


Socialist Workers Students


South Asian Society


Southasian Film Society


Southeast asian Society


The Spiritual Awakenin Society


Stop the War


Students for Free Tibet


Suo Bahk Do


Respect


Teach a Man to Fish


Tea


Turkish Society


War on Want


Wine Tasting Society


Women's Society


Yoga Society


SPORT


Womens Football


Mens Baskeball


Womens Basketball


Men's Rubgy


Tennis


Mens Football


Mens Football 2nds



Io ne ho contate 84 (e nella lista non compare la LGBT Society, ma in mailing list era girato un invito anche per quella): la cosa potrebbe non destare stupore se stessimo parlando della Columbia University, ma la SOAS non arriva a contare 4000 studenti. Mi chiedo ad esempio di cosa si occupi la Falung Gong Society, per non parlare della Shoningi Kempo Society; la Wine Tasting Society credo che abbia grossi problemi di budget e l'esistenza di una Friend of the Spartacus Youth group Society mi ha lasciato piuttosto stupita.

La necessità di essere open-minded, multicultural and pluralistic arriva a sfiorare livelli paradossali. Tempo fa è girata sempre sulla mailing list una lettera del capitano della squadra di rugby che chiedeva scusa per aver affisso un poster che pubblicizzavano una festa chiamata 'The English Party' e "stated that there was to be no bongos, shisha pipes, or Arabic music." Qualcuno se l'era presa, intendendola in modo discriminatorio verso la musica asiatica e africana e il povero capitano ha dovuto assicurare che "The aim of the poster was not to alienate or discriminate but rather to express that this party was, unlike most SOAS events, going to have a more mainstream vibe. The choice of the word 'English', which I now regret,
was not intended to mean that it was a party for white English students but was rather intended to express that the party's vibe reflected England's mainstream culture, which in itself is not racially exclusive".
Dalle mie parti si direbbe che ce l'hanno un pò alta, ma io li trovo adorabili.


 
posted by Chiara at 19:41 | Permalink | 0 comments
Primo giorno di scuola
Il primo giorno di scuola arrivo in ritardo e così non vado a lezione (che era alle ore 13, mica alle 8.30). Inoltre piove a dirotto tutto il giorno. Vabbè, in realtà a quella lezione non ero proprio sicura di volerci andare, devo ancora decidere che corsi frequentare, quindi niente di grave.
Il secondo giorno arrivo e trovo la biblioteca chiusa, c'è stato un black out e devono ricontrollare tutto quanto, anche il server dell'università non va e non posso controllare la posta elettronica. For god's sake qui esistono le common room, stanze in cui gli studenti possono sedersi su un divano, dormire, studiare, mangiare o quant'altro. Quella dei postgrad è stranamente deserta e molto confortevole, ma dopo mezz'ora che ci sono scatta uno sgradevolissimo allarme.
Più tardi dovrei avere un seminario per i research student della Faculty of Law and Social Sciences, o almeno così c'è scritto sulla mia "guida dello studente". Se presentatami nel posto giusto all'orario giusto, scoprirò che il seminario è stato annullato, spostato o rimandato, allora saprò di essere davvero a casa.
 
posted by Chiara at 14:18 | Permalink | 0 comments