sabato 20 giugno 2009
Ventisette a Quarantaquattro
17 Giugno 2009, Badrachalam, Khammam District, stato dell'Andhra Pradesh, India.
44 C°.
Quarantaquattro gradi centigradi.
Alle 11.30 ho già bevuto due litri d'acqua. Mi trovo in zona per intervistare famiglie nei villaggi dei dintorni. La giornata di lavoro si svolge incredibilmente bene e tutto gira per il verso giusto. Terminiamo tutte le interviste nel giro di 5 ore, ottenendo le risposte che speravo. Mi incazzo solo un paio di volte con Subba Rao. Per pranzo riesco ad evitare il riso e a mangiare qualcosa che assomiglia a verdura fresca. Troviamo ospitalità nella guesthouse della forestale, così ho un letto pulito in cui dormire e l'aria condizionata in camera.
Secondo Subba Rao e Murthy è tutto merito di Lakshmi e di Sri Rama, che questa mattina mi hanno dato la loro benedizione, e del fatto che quest'anno il mio compleanno è caduto in un giorno fortunato.
A Badrachalam si trova un importante tempio Hindu, visitato da pellegrini provenienti da tutta l'India. I miei devoti assistenti hanno pensato di festeggiarmi alla loro maniera proponendomi una visita al tempio ed io non dico mai di no ad una benedizione, che non si sa mai. Così ho offerto il cocco, toccato i gradini, mangiato il pugnetto di riso offerto ai pellegrini (senza prendermi nemmeno un parassita intestinale), donato 20 rupie e seduto in meditazione. Oltre alla serie di fortunati eventi, ho ricevuto in cambio una statuetta in lacca del dio Sri Rama, della moglie Sita e del dio-scimmia Hanuman.
Certo Chennari avrebbe qualcosa da ridire nell'attribuire tutto il merito della buona riuscita della giornata alle divinità Hindu. Immagino piuttosto che tirerebbe in ballo Gesù Cristo. Due giorni fa in effetti, dopo avermi fatto spengere le candeline e imboccato la torta, mi aveva promesso che lei e gli altri avrebbero pregato per me nel giorno del mio compleanno.
L'altra metà (o più probabilmente sesto) dell'India infatti, oltre a pregare un unico dio, festeggia con la torta e le candeline e canta Happy Birthday. Ovviamente nella variante indiana, cioè con un sacco di regole e una pesante gentilezza che uccidono tutta la spontaneità.
La torta viene offerta, ma non mangiata. Ogni invitato deve imboccarne un pezzo al festeggiato (l'imboccarsi a vicenda è ritenuto gesto di grande affetto da queste parti, a me fa rabbrividire) e poi la torta scompare dalla stanza.
Le candeline sono montate all'interno di un bocciolo di plastica che si apre mostrando il suo tesoro e intonando la solita musichetta all'infinito, senza possibilità di essere interrotta se non decapitando il marchingegno.
Da parte mia, mi ero presentata con una scatola di dolci da offrire per l'occasione. Ma anche questa fase è soggetta a dettagliate regole. Solo dopo essere stato ingozzato di torta il festeggiato può offrire i suoi dolci, presentandoli rigorosamente a ciascun invitato. Anche questi, se avanzano, scompaiono dopo poco misteriosamente.
Il tutto si conclude piuttosto velocemente, lasciandoti col dubbio di non aver offeso nessuno rubando un dolcetto in più dalla scatola abbandonata sul tavolino.

In ogni caso, merito della spiritualità indiana oppure no, quest'anno sono invecchiata sentendomi più leggera.
 
posted by Chiara at 14:50 | Permalink | 1 comments
mercoledì 10 giugno 2009
Auguri e figli maschi
Tutti i giorni si sposa qualcuno. Maggio è il mese dei matrimoni secondo il calendario Hindu e anche se da queste parti son tutti cattolici, la tradizione è rispettata nella ricerca dei giorni propizi per celebrare l'unione. Il sincretismo religioso certo non si ferma qui e la quantità di regole che vanno rispettate prima durante e dopo la celebrazione del matrimonio potrebbe riempire un manuale. Dal cibo da mangiare al numero di parenti da visitare e in quale ordine, ai regali da presentare alla famiglia dello sposo al piede con cui i neo-sposi devono entrare per la prima volta in casa. E poi benedizioni, polvere arancione in capo (tamarik), cambi di saari, reclusione nei tre giorni precedenti la celebrazione, orribili catene d'oro (o simil tale) appese al collo al posto della fede e un pranzo di nozze che francamente non vale la pena nominare, visto che tanto si rifinisce per mangiare la solita roba di tutti i giorni, al limite in combinazione diversa (riso e curry).
D'altra parte l'intera società indiana è permeata da rigide regole in ogni suo aspetto. L'apoteosi della rigidità sociale è ovviamente rappresentata dal sistema di caste. La scarsa libertà concessa alle donne segue da vicino. L'abitudine a combinare matrimoni anche nelle famiglie più colte e liberali conferma che l'amore romantico non va necessariamente di pari passo con la crescita economica. L'unica concessione è l'introduzione del livello di istruzione tra i criteri di selezione. Aver completato un MSc in ingegneria aerospaziale è un plus anche per una ragazza, salvo poi non farsene di nulla. Innanzitutto perchè di agenzie spaziali nel West Godavari non ce ne sono molte e in generale il mercato del lavoro non domanda molto più che braccianti agricoli, in secondo luogo perchè comunque un lavoro nel settore sarebbe inappropriato per una donna sposata e potenziale madre di famiglia.

Tutte le storie di vita che ho sentito raccontare fino a ora si concludono con un matrimonio. I giovani perseguono i propri sogni fino a 20-22 anni, poi il richiamo delle convenzioni sociali è troppo forte e decidono di sposarsi. Il tutto può avvenire in non più di tre mesi. Il tempo di informarsi in giro se qualcuno conosce qualcuno che conosce qualcuno che ha un figlio o una figlia da sistemare, far incontrare le famiglie, offrirsi il te' a vicenda e in qualche caso lasciare l'ultima parola ai diretti interessati. Qualche settimana dopo ti ritrovi ricoperta di corone di fiori e polvere arancione sudando copiosamente sotto il sole delle due del pomeriggio che un tendone verde non riesce a schermare, seduta accanto a un perfetto sconosciuto.
L'avvenimento è celebrato con il più grande rispetto e approvazione, al punto che un matrimonio modesto non ha meno di trecento invitati. Ognuno dei suddetti deve benedire gli sposi versando loro in capo tamarik e riso. Il che significa che la coppia passa dalle sei alle diciotto ore seduta sotto il tendone verde in attesa che la processione degli invitati e la pioggia di riso si esauriscano. Nelle foto appaiono sempre sudati, stremati, incazzati o sull'orlo di un esaurimento nervoso. Un inizio di vita coniugale non proprio entusiasmante, ma certo rappresentativo di quel che sarà poi.
Prendete Chennari. A diciott'anni lascia la famiglia (ricca e colta) e va a studiare a Hyderabad per diventare chef. Tre anni dopo si specializza in cucina italiana e viene selezionata per andare a lavorare sui traghetti di Costa Crociere. Ma nel frattempo la madre muore e convenzione vuole che lei si sposi. La ragazza non è una ribelle ed evidentemente le piace l'idea di giocare alla prima donna nella famiglia. Così di buon grado sposa un primogenito, a lei coetaneo e dal sorriso simpatico, ingegnere che lavora per una multinazionale e sospetto stipendio da occidentale. Insomma mica le va male. Ovviamente addio Costa Crociere-anche se bisogna riconoscere che la famiglia dello sposo l'ha lasciata scegliere se accettare il lavoro o meno. Ma francamente chi te lo fa fare di passare 9 mesi l'anno in barca a cucinare per turisti annoiati quando puoi passare le giornate a gestire le proprietà di famiglia seduta in poltrona.
Salvo poi annoiare a morte anche se stessa.
 
posted by Chiara at 04:30 | Permalink | 0 comments