mercoledì 6 agosto 2008
L’invenzione della ruota, ovvero quando l’amore si trasforma in odio
L’invenzione della ruota è stata accolta in India con un incontenibile e imperdurabile entusiasmo, al punto che non si è ancora esaurito e continua a produrre effetti devastanti.
Il possesso di un qualsiasi mezzo con ruote conferisce potere su tutti coloro che deambulano (ad eccezione delle mucche) e permette al fausto guidatore di avanzare nella scala sociale. Ovviamente esiste una gerarchia anche tra i mezzi su ruote: quelli a motore prevalgono su quelli a pedali, anche se non necessariamente sono quelli più grossi a comandare. Il potere assoluto è detenuto dagli auto-rickshaw, delle api verdi e gialle adibite al trasporto passeggeri. Poiché nelle maggiori città se ne trovano diverse migliaia e considerato che esse non riconoscono alcuna autorità né dimostrano alcun tipo di rispetto per il resto del mondo (ad eccezione forse delle mucche), per le strade vige la più totale anarchia.
In effetti, dopo la ruota e il motore, tutte le invenzioni connesse alla viabilità stradale non sono giunte nel sub-continente. Concetti quali: corsia di sorpasso, stop, precedenza a destra (anzi a sinistra visto che siamo in un paese del Commonwealth), passaggio pedonale, distanza di sicurezza, freccia, limite di velocità, marciapiede non sono contemplati.
L’unica regola è: non ci sono regole. Ho visto mucche pascolare nell’aiuola spartitraffico e dondolare contromano in un viale a quattro corsie. In generale non ha importanza il numero di corsie previste per una strada, perché il numero di veicoli affiancati può andare da 0 a infinito. La maggior parte dei veicoli ha gli specchietti retrovisori piegati all’interno in modo che non sporgano, perché qualsiasi estremità rischia di venir divelta nel giro di pochi minuti. Chi fa più casino passa per primo, così l’inquinamento acustico è a livelli da discoteca della Riviera Romagnola. L’arroganza dei mezzi non diminuisce nelle viuzze strette e nei bazar, per cui non c’è soluzione di continuità tra il carretto pieno di banane, la mucca che defeca, il venditore di saari, il mendicante poliomielitico che cammina sulle mani, una famiglia a cavalcioni di una moto (anzi l’unico a essere a cavalcioni è il marito, la moglie sta seduta di lato e tiene in collo il bimbo) e il turista che pensava di venire in India in cerca della spiritualità perduta e invece si ritrova con l’eusarimento nervoso e una sofferenza al timpano sinistro.
Ed è qui che una delle più vecchie verità del mondo viene fuori: tanto amore può generare tanto odio. Può darsi che gli indiani astraggano la viabilità e la mobilità da qualsiasi valutazione morale e sentimentale, per cui la totale mancanza di rispetto altrui e di gentilezza verso il pedone non vadano interpretati come una manifestazione di “cattiveria”. In uno slancio interpretativo si potrebbe dire che è tutta colpa del capitalismo: l’avvento del motore ha portato alla degenerazione del comportamento civico; dimostrare il proprio potere comandando sulla strada è più importante che rispettare le regole di base della convivenza. Ma anche a voler dare tutta la colpa al capitalismo, lo straniero non riesce ad astrarre e si incazza. Si stressa. Avrebbe voglia di imparare insulti in hindi così da farsi capire quando manda a quel paese l’ennesimo motorino che gli è quasi passato su un piede. L’esasperazione è accentuata dal fatto che tutti i rickshaw inseguono il turista per centinaia di metri pur di convincerlo ad usufruire dei propri servizi. Nessun tipo di diniego funziona, solo la maleducazione ci riesce. Non guardare in faccia e smettere di rispondere alle domande sono l’unico modo per liberarsi di autisti, guide improvvisate, procacciatori di clienti per alberghi e bazar.

Il paese dell’amore così ti costringe a odiare il prossimo, sentirti in colpa, cercare di affrontare il successivo giro(ne infernale) con più benevolenza e ironia, salvo poi ricaderci di nuovo. Mi chiedo se non sia un rito di purificazione anche questo.
 
posted by Chiara at 15:37 | Permalink |


3 Comments:


At 7/8/08 23:43, Anonymous Anonimo

ero rimasta un attimino indietro ma ho provveduto!! mi son pisciata di risita.. ciccia, sei una pazza!!!!!
:))) miticissima, ma le fai le fotine???? un super bacissimo per qundo leggerai
vale

 

At 13/8/08 06:48, Blogger Chiara

ne ho gia' fatte piu' di 500 ma non ho ancora trovato il tempo di metterle su flickr...vi faro' sapere se ho successo
besos

 

At 19/8/08 15:06, Blogger Mana

ma brave guaglioncelle!
Secondo me è un rito di purificazione anche questo, vi state avvicinando al Nirvana!
ah per le parolacce in Hindu, potreste trovare spunto da questo dizionario dello slang hindi:
http://www.coolslang.com/in/hindi/index.php

un bacio
f