mercoledì 29 aprile 2009
@ JNU
Sono a Delhi da sei giorni ma non ho ancora visto Delhi. Non ho ancora avuto il coraggio di immergermi nel caos di odori suoni corpi colori che e' la citta' vecchia. Me ne sono rimasta nell'atmosfera ovattata del campus della Jawaharlal Nehru University, ad eccezione di un paio di escursioni nelle enclave della classe medio-alta.
Il campus e' immerso in un enorme giardino tropicale, popolato da pappagalli,pavoni, scoiattoli e cani pulciosi. Ogni tanto tra i fiori rosa e gli alberi di mango si intravede un edificio in mattoncini rossi, che potrebbe essere alternativamente la facolta' di ingegneria cosi' come l'international guesthouse o qualche ufficio amministrativo, tanto son tutti uguali.
Il caldo e' opprimente dalle 11 di mattina alle 5 del pomeriggio, quindi tutti se la prendono parecchio easy. Per la strada anche qui si rischia di essere investiti dagli onnipresenti rickshaw o dagli autobus carichi di studenti ma anche i veicoli a motore sembrano prendersela con piu' calma e per la maggior parte del tempo regna una specie di silenzio.
Il codice di condotta comnque, rimane quello indiano.
La popolazione maschile domina ovunque. Andare in giro significa essere costantemente sotto osservazione. Ma non gli sguardi piu' o meno amichevoli di chi cerca una scusa per attaccare bottone, piuttosto occhiate quasi ostili di chi non capisce perche' te ne vai liberamente da sola in giro e se proprio lo devi fare, per quale ragione lo vieni a fare qui.
L'altro giorno sono andata ad aprire al ragazzetto che la mattina passa a portare il chai in pantaloncini e canottiera. Mi c'e' voluto un po' per interpretare lo sguardo allucinato con cui mi ha fissato mentre pagavo le 5 rupie. Poi ho capito.
Non indossavo esattamente l'abbigliamento del cliente medio. A mia discolpa posso dire che il digraziato passa alle sette di mattina, mentre io sono ancora immersa in un sonno profondo. La prima volta che ha bussato alla porta lo avrei preso a schiaffi. Tra l'altro non si spiega l'ora, visto che l'India non e' un paese di mattinieri.
Come ha detto il mio uspervisor quando gli ho raccontato l'episodio, l'ultimo a svegliarsi presto la mattina e' stato Gandhi.
Ha un certo senso dell'umorismo, il sup. Quando gli ho raccontato che la notte spengo il ventilatore perche' ho paura che si stacchi dal soffitto causando un effetto pale volanti che mi riduce a fettine mi ha detto: "non ti preoccupare, se succede chiederemo di intitolare un'aula della guesthouse in tuo nome".
Esattamente quello che una vuol sentirsi dire come frase di incoraggiamento all'inizio di un progetto di ricerca.
Il campus e' immerso in un enorme giardino tropicale, popolato da pappagalli,pavoni, scoiattoli e cani pulciosi. Ogni tanto tra i fiori rosa e gli alberi di mango si intravede un edificio in mattoncini rossi, che potrebbe essere alternativamente la facolta' di ingegneria cosi' come l'international guesthouse o qualche ufficio amministrativo, tanto son tutti uguali.
Il caldo e' opprimente dalle 11 di mattina alle 5 del pomeriggio, quindi tutti se la prendono parecchio easy. Per la strada anche qui si rischia di essere investiti dagli onnipresenti rickshaw o dagli autobus carichi di studenti ma anche i veicoli a motore sembrano prendersela con piu' calma e per la maggior parte del tempo regna una specie di silenzio.
Il codice di condotta comnque, rimane quello indiano.
La popolazione maschile domina ovunque. Andare in giro significa essere costantemente sotto osservazione. Ma non gli sguardi piu' o meno amichevoli di chi cerca una scusa per attaccare bottone, piuttosto occhiate quasi ostili di chi non capisce perche' te ne vai liberamente da sola in giro e se proprio lo devi fare, per quale ragione lo vieni a fare qui.
L'altro giorno sono andata ad aprire al ragazzetto che la mattina passa a portare il chai in pantaloncini e canottiera. Mi c'e' voluto un po' per interpretare lo sguardo allucinato con cui mi ha fissato mentre pagavo le 5 rupie. Poi ho capito.
Non indossavo esattamente l'abbigliamento del cliente medio. A mia discolpa posso dire che il digraziato passa alle sette di mattina, mentre io sono ancora immersa in un sonno profondo. La prima volta che ha bussato alla porta lo avrei preso a schiaffi. Tra l'altro non si spiega l'ora, visto che l'India non e' un paese di mattinieri.
Come ha detto il mio uspervisor quando gli ho raccontato l'episodio, l'ultimo a svegliarsi presto la mattina e' stato Gandhi.
Ha un certo senso dell'umorismo, il sup. Quando gli ho raccontato che la notte spengo il ventilatore perche' ho paura che si stacchi dal soffitto causando un effetto pale volanti che mi riduce a fettine mi ha detto: "non ti preoccupare, se succede chiederemo di intitolare un'aula della guesthouse in tuo nome".
Esattamente quello che una vuol sentirsi dire come frase di incoraggiamento all'inizio di un progetto di ricerca.
Ciao Chiara,
ho visto che hai trascorso un periodo di tempo a JNU e a Delhi, io a gennaio partirò per fare la mia tesi proprio li, in realtà sto cercando di chiedere l'affiliazione poter dormire nello studentato ma nn so se in realtà è una buona idea o sarebbe meglio trovare una vera e propria casa...per ora il mio viaggio è tutta un punto interrogativo...:-)
Se ti va, ti lascio il mio indirizzo mail, mi puoi mandare qualche info utile.Dai consigli piu spassionati alle critiche più dure...ho bisogno di avere qualche idea di come sarà la mi esperienza li..
Grazie.
Claudia
bengye@libero.it